Mac,n - Museo di arte Contemporanea e del '900

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Mostra

Ferdinando Chevrier. Il gusto della forma e del colore


Esposizioni › Ferdinando Chevrier. Il gusto della forma e del colore

Le esposizioni antecendenti il 2016 si trovano nella sezione EVENTI

L’esposizione Ferdinando Chevrier. Il gusto della forma e del colore viene presentata a Villa Renatico Martini, sede del Museo di Arte Contemporanea e del Novecento, dal 17 marzo al 24 giugno 2018.

 

Al Mac,n saranno esposte quarantacinque opere di Ferdinando Chevrier, tra dipinti e fogli di grafica, realizzate in un periodo compreso tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, tre sculture eseguite tra gli anni Sessanta e Settanta, e una ricca documentazione fotografica e giornalistica, non solo della lunga attività dell’artista, ma anche dell’evolversi dell’arte astratta in Italia.

Questo evento mette in luce, inoltre, un aspetto nuovo di Chevrier che è quello di essersi dedicato alla progettazione ed esecuzione di oggetti d’arredo, quali paraventi, cassapanche, appendiabiti, o indumenti quali sciarpe o foulard, o ancora bigiotteria smaltata con annessi portagioielli, addirittura quadri da viaggio, tutto perfettamente riconoscibile, poiché realizzato e decorato con forme e colori derivati dalle sue opere d’arte. Una grande capacità inventiva e manuale che l’uomo/artista Chevrier riesce a far convivere, in maniera parallela a quella artistica, per il puro piacere di concretizzare le proprie idee.

 

Il maestro è già stato presente a Monsummano Terme nel 1997 quando fu invitato a partecipare alla mostra Correnti astratte in Toscana 1947-1977, realizzata nelle sale del Mac,n e in quella occasione l’artista, compiaciuto dal lavoro condotto con grande scientificità dai curatori e dallo splendido spazio espositivo, ha donato una sua opera, Frammenti del 1982, al museo per consolidare il rapporto che si era creato in seguito a quell’evento.

 

La mostra, a cura di Paola Cassinelli e Marco Giori, si avvale della consulenza tecnico-scientifica dell'Associazione Archivi Legali Ferdinando Chevrier nella persona di Maurizio Chevrier, figlio dell'artista e segue l'antologica “Ferdinando Chevrier. Il movimento e la tensione” che si è tenuta presso la Fondazione Livorno Arte e Cultura.

 

Orario mostra: lunedì, giovedì, venerdì 15.30 - 18.30 (ora solare) 16.00 - 19.00 (ora legale) mercoledì9.30 – 12.30 sabato e domenica 9.30 – 12.30/15.30 – 18.30 (ora solare)16.00 – 19.00 (ora legale). Chiuso il martedì

Ingresso gratuito.



L'iniziativa ha il sostegno di CIR – Food Cooperativa italiana di Ristorazione.

 

 

Biografia

Ferdinando Chevrier nasce a Livorno nel 1920 e lì muore nel 2005. Dopo una formazione accademica basata sull’arte figurativa si muove, con curiosità e trasporto, tra le numerose proposte intellettuali del Novecento. Membro del gruppo Pittori del Tirreno, passa all’esperienza milanese del M.A.C. (Movimento di Arte Concreta), sperimenta l’Informale, l’Astrattismo geometrico, quello segnico, fino a trovare una propria identità nel movimento vorticoso delle sue linee, la cui sperimentazione si evolve verso la dinamicità e la gestualità espressiva del segno.

 

 

 

Scheda critica

Nell'opera di Chevrier i segni si ripetono, la riconoscibilità delle costruzioni agevola il colloquio fra l’artista e il suo pubblico, mentre il vivace, infinito e appassionato colore, che si insinua come semplice sfondo, diviene una creazione cromatica che imprigiona l’osservatore, trascinandolo in atmosfere immateriali. Luoghi dell’etere plasmati grazie alla realizzazione di un tonalismo che emana fonti di luce, slegato da qualunque raffigurazione naturalistica degli elementi.



Esiste un confine labile nelle pitture di Chevrier in cui il colore degli sfondi si mescola con le forme sovrastanti, senza perdere la propria identità: nasce una fusione proprio nella contrapposizione degli elementi pittorici, le sue campiture si pongono nude a cospetto dell’infinito che si riconosce nella terza dimensione e, sollecitata dal movimento delle masse materiche e delle linee dinamiche, si espande.



Chevrier stabilisce un dialogo tra l’opera e lo spettatore mostrandogli che l’arte è uno strumento che serve per penetrare negli strati più profondi dell’essere, generando e non raccontando, costruendo e non rielaborando, osservando, non per copiare o interpretare, ma solo per conoscere e per conoscersi.

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